Ovviamente stiamo parlando del nostro consulente HR: Gianni Costantino

Integro quotidianamente gioco e psicologia dei gruppi per valutare, formare e sviluppare al meglio le soft skill nelle organizzazioni”. Questo è ciò che troviamo scritto nella pagina LinkedIn di Gianni Costantino, consulente HR Laborplay, ma cosa significa nel concreto? Come viene fatto e qual è stato il suo percorso per arrivare a occuparsi di ciò? Oggi vogliamo farlo conoscere meglio a chi ci segue, ma allo stesso tempo ci aiuterà a capire ancora meglio cosa c’è dietro al grande lavoro fatto da Laborplay.

Gianni Costantino è uno psicologo del lavoro, non la classica figura che ci si può immaginare accanto ai propri pazienti stesi su un lettino, in uno studio circondato dagli immancabili poster di Freud. Al contrario potremmo trovare citazioni di film e serie tv sparse qua e là, mentre studia le esigenze delle organizzazioni per valutare, formare e sviluppare al meglio le soft skill delle persone che le compongono. Gianni infatti dopo il primo anno di psicologia ha subito capito che il ramo clinico e neurocognitivo non faceva per lui, ma al contrario dopo aver conosciuto quello legato al mondo del lavoro e aver scoperto Laborplay all’inizio del percorso magistrale, ha scelto di indirizzarsi verso esso. Sotto la guida di Andrea Mancini, professore di marketing e relatore della sua tesi, nonché alcuni compagni, è entrato in contatto con questa realtà dove dapprima ha svolto un tirocinio per poi, in seguito al conseguimento della laurea, diventarne anche lui parte integrante.

Ma in tutto ciò, quale aspetto della psicologia del lavoro lo attraeva tanto? Secondo Gianni il vero plus è legato alla possibilità di lavorare all’interno di gruppi, poter essere di supporto a un’organizzazione attraverso le persone, soprattutto alla luce della sua propensione al lavoro di squadra.

Gianni e Laborplay: dalla progettazione alla scelta dei serious game

Gianni all’interno di Laborplay si occupa essenzialmente di due cose:

–    Progettare ed erogare servizi di valutazione, formazione e sviluppo delle competenze trasversali

–    Creare contenuti formativi di micro-learning interattivi, asincroni, ludicizzati e divertenti legati alle soft skill e destinati ad aziende che richiedono una formazione smart per i propri dipendenti. Per farlo prende spesso spunto da ciò che lo appassiona, partendo da citazioni di film e serie tv, immagini, videogame e musica.

Un aspetto particolarmente curioso è poi quello legato alla scelta dei serious game proposti alle aziende con scopo formativo o valutativo. Partendo infatti dalle richieste delle singole realtà, al modello di competenze richiesto, al target di riferimento e al tempo da dedicare in termini di ore o giornate, viene fatta una microprogettazione con approccio dal generico al particolare per andare a conseguire un prestabilito obiettivo e fornire alle aziende report completi, dettagliati e pertinenti. Proprio l’aspetto ludico all’interno di eventi di formazione riveste un ruolo chiave: nel gioco è possibile ragionare su quali competenze si desidera esercitare, pertanto vengono selezionati quelli che sono i serious game che presentano come obiettivo la messa in evidenza di determinate soft skills d’interesse. Al termine il formatore proporrà un debrief per valutare l’indice di soddisfazione dei partecipanti, capire cosa può essere andato bene e cosa no, e infine darà l’avvio a quello che sarà uno scambio di feedback tra i partecipanti.

Per comprendere meglio nel concreto come funzionano gli incontri di formazione e valutazione ci siamo fatti raccontare da Gianni quelli che a lui sono rimasti maggiormente nel cuore. Uno di questi organizzato con Start Hub Consulting per GLS riveste un ruolo particolarmente significativo per il periodo in cui si è svolto, ovvero settembre 2020, esattamente tra la prima e la seconda ondata pandemica. Un teambulding e formazione in presenza con l’ausilio di tablet, suddiviso su tre giochi dove i partecipanti si sono trovati dinnanzi a una situazione quasi surreale, dove l’aspetto sicurezza era stato messo in primo piano considerando il momento. Qualche difficoltà iniziale riscontrata proprio per questo, per il ritorno al contatto umano, ma via via che il ghiaccio si rompeva, i partecipanti sono riusciti a sciogliersi e immergersi completamente nell’attività. Insomma, un evento restato particolarmente nel cuore soprattutto per quanto riguarda l’impatto emotivo a esso connesso.

L’altra occasione degna di essere ricordata e legata alla soddisfazione personale per averla condotta, è sempre stata seguita in collaborazione con Start Hub Consulting per UniVerona, pertanto indirizzata a un target di giovani universitari. L’obiettivo era quello di far loro conoscere il mondo delle competenze trasversali, promuovendo la consapevolezza su quelli che possono essere i punti di forza e di miglioramento personali. Strutturato su quattro incontri dal vivo e da remoto, è stato un successo grazie alla capacità di rispondere alle esigenze del target, ma soprattutto è stato motivo di crescita per i partecipanti che hanno poi potuto scambiare feedback tra loro sempre tramite il meccanismo del gioco.

Scopri di più nel video interattivo

Perché è difficile individuare soft skill?

Individuare competenze trasversali tramite il gioco per chi non è del mestiere non è facile, in quanto non esistono libri legati alla gamification associata alle soft skills. Come facciamo a far comprendere questo concetto a chi si rivolge a noi? Spesso partiamo dall’analisi di personaggi delle serie tv, così da sottoporre alla loro attenzione esempi concreti. Da qui, oltre che da una forte passione, nascono gli articolo del Laborblog legati al filone Play your life, indubbiamente rubrica preferita del nostro Gianni. Di volta in volta si prende in esame una serie tv o un cartone, come nel caso dell’articolo dedicato al mondo dei Pokémon, e si individuano quali personaggi possono essere associati alle varie lettere del modello PLAY.

Sempre parlando di soft skill abbiamo poi fatto a Gianni le domende del Laborquestion che settimanalmente proponiamo ai lettori della nostra pagina LinkedIn. Cosa ci rispondera? Scopriamolo!

Quali soft skill pensi di possedere?

Se dovessi sceglierne tre sarebbero:

–    Teamwork, in quanto amo lavorare in gruppo, collaborare, conformarmi e ricevere feedback

–    Creatività, non intesa come artistica, bensì come pensiero divergente; la capacità di trovare nuove strade e modi di vedere le cose per conseguire un obiettivo

–    Comunicazione efficace, ovvero, amando il lavoro di gruppo, saper anche rapportarmi in maniera efficace con le persone.

Secondo la tua opinione, le soft skill sono diventate più importanti delle hard skill?

Assolutamente sì. Apprendere e allenare le soft skill è impegnativo, non immediato come può esserlo lo studiare sui libri una serie di nozioni tecniche. Le competenze trasversali entrano in gioco nel quotidiano e in modo del tutto automatico nella persona, fanno parte del suo essere e del carattere, sebbene però sia possibile allenarle e formarle.

Qual è la tua soft skill preferita?

La creatività intesa come pensiero divergente, ma anche l’intelligenza emotiva che comprende spirito di osservazione ed empatia. Ecco perché amo il gioco The Mind!

Parliamo di mad skill: quali pensi di possedere?

Uno appassionato di film, telefilm e musica come potrebbe sfruttare sul lavoro questa cosa? Prendendo spunto da ciò che seguo riesco a creare contenuti formativi estremamente accattivanti (e fighi)!

Inoltre frequentando improvvisazione teatrale, mi lascio ispirare da questi corsi per le formazioni fatte in aula dove azzero il mio pensiero e mi focalizzo sull’altra persona in base agli input ricevuti. Questo inoltre mi consente di gestire anche eventuali imprevisti sul lavoro senza andare nel panico, ma mantenendo sangue freddo e spirito d’iniziativa.

Quale soft skill bisognerebbe sviluppare entro i 30 anni?

Sicuramente pensando in un’ottica di ingresso nel mondo del lavoro e quindi colloqui, la comunicazione efficace non deve essere mai trascurata.

Oltre a questa la flessibilità soprattutto tenendo conto dell’attuale contesto incerto e dinamico, dove emergono nuove professioni di continuo collegate al mondo della tecnologia e del digitale. Importante è adattarsi e apprendere in modo dinamico, essere sempre pronti a nuovi scenari e imparare ciò che serve per sopravvivere a essi.

Qual è invece la soft skill maggiormente sottovalutata?

La creatività intesa come riuscire a individuare nuovi metodi di lavoro in maniera efficace, sfruttando il pensiero critico e mettendo in discussione quanto già presente, ma anche avere una visione d’insieme. Disporre di un team di pensatori divergenti è sicuramente un plus di questi tempi.

La soft skill di problem solving consente di risolvere problematiche partendo da un’analisi della situazione, mentre la creatività subentra nel problem solving. Parto analizzando una situazione, la confronto con le alternative e individuo la migliore, però se sfrutto la creatività posso trovare anche vie fuori dallo standard, mettendo in discussione il processo di problem solving.

Quale soft skill dovrebbe possedere il candidato perfetto?

Ovviamente dipende dalla tipologia di mansione, ma in generale è sempre importante possedere una buona dose di propensione alla relazione, essere in grado di comunicare in maniera assertiva e rispettosa verso il punto di vista dell’altro. Per le altre soft skill necessarie dipende poi dal ruolo che la figura deve ricoprire.

Dopo le Laborquestion concludiamo l’articolo con una citazione tratta dal telefilm preferito di Gianni, ovvero I Segreti di Twin Peaks, “i gufi non sono quello che sembrano”, quindi con l’importanza di non dare mai niente per scontato, avere sempre tanta curiosità e voglia di andare avanti con motivazione e spirito critico.

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