(autore: Ambra Ferrari)
“Roba mia, vientene con me”; queste le famose parole pronunciate da Mazzarò nella novella La roba di Verga, mentre ammazzava a colpi di bastone “le sue anitre e i suoi tacchini”. Nella società moderna e contemporanea, l’idolo del possesso continua a mietere vittime.
Eppure, per molte persone, gli oggetti non sono solo “cose”. Si dice, quando malauguratamente si subisce un furto, che dispiaccia più per i ricordi a essi legati che alla perdita degli oggetti in sé, il cui valore spesso è irrisorio. Questo profondo legame con l’inanimato riecheggia in Unpacking (Witch Beam, 2021), un videogioco indipendente che ricrea l’esperienza familiare di estrarre i propri averi dalle scatole per trovargli posto in una nuova casa.
“Trovare posto” costituisce proprio il punto centrale di questa esperienza. Lo è, innanzitutto, a livello di gameplay: dovremo studiare ogni oggetto che emerge dalle scatole per trovare il luogo più adatto ad accoglierlo. Non si tratta, infatti, di un gioco “libero” come lo è, ad esempio, House Flipper (Frozen District, PlayWay S.A., 2018). Se non troveremo il posto giusto, l’oggetto mal posizionato si illuminerà di rosso, segnalandoci la necessità di continuare a cercare. Alcuni oggetti, in effetti, sono stati imballati nel cartone sbagliato: mentre saremo alle prese con la sistemazione delle pentole in cucina, all’improvviso, ci troveremo davanti un pettine. Ecco che dovremo esplorare le diverse stanze in cerca del luogo dove riporlo, fino a trovare l’armadietto del bagno.
Eppure, questo “trovare posto” si spacchetta in ulteriori due livelli. Il primo riguarda le sfide che i giovani affrontano nell’uscire dal nido familiare, ritrovandosi spesso in case troppo piccole e male organizzate persino per accogliere i loro pochi averi. Il secondo riguarda il trovare il proprio posto nel mondo (e nelle vite degli altri). La coabitazione, a volte, porta a rinunciare ad alcune parti di sé, rispecchiate in quel Diploma d’Arte abbandonato a malincuore, destinato a impolverarsi sotto il letto perché sui muri di casa (e della nostra vita) non v’è più posto.
E così, in poco meno di cinque ore, possiamo aprire una finestra intima su una vita privata, spaziando attraverso 11 anni, dal 1997 al 2018. In Unpacking non c’è una vera e propria trama, fatta eccezione per le brevi frasi che la protagonista scrive sugli album di fotografie che ritraggono le stanze appena rassettate, a segnalare la conclusione di ciascun livello di gioco. Per comprendere le curve e i bivi che aggrovigliano la vita della ragazza dovremo, quindi, prestare attenzione ai dettagli. A quello che sparisce, a quello che compare, agli oggetti che, immancabilmente, ritroviamo nelle scatole a ogni cambio di casa, sempre più sgualciti ma sempre gli stessi, come il maialino di pezza di volta in volta lavato, rattoppato, ri-infiocchettato e messo a nuova vita.
Ogni oggetto parla di una fede ritrovata, di un hobby che nasce, di un incontro con qualcuno di nuovo che ci porta ad aprire i nostri orizzonti verso l’ignoto, rispecchiando frammenti di vita autentica. Unpacking è, quindi, una storia di cambiamento. Una storia che ci svela l’importanza di rimanere fluidi nel mutamento, per lasciarsi trasportare dalla corrente della vita senza opporre resistenza e senza affannarci nel panico dell’ignoto che ci attende.
A ogni cambio di casa si apre un nuovo capitolo, una nuova pagina dell’album dei ricordi. Persino il ritorno nella casa dei genitori, che intuiamo essere stato drammatico al momento, diventa nulla più che una parentesi naturale, una fase di passaggio per ripartire, con ancora più spinta, verso la prossima parte della vita della protagonista. Quando ci guardiamo indietro, sfogliando questo album dei ricordi, ogni battuta d’arresto assume un senso, con la consapevolezza che ogni decisione presa l’ha portata alla conclusione più felice che potesse desiderare, per quanto inaspettata. Un messaggio di speranza per il futuro, di fiducia in noi stessi e nel destino che ci costruiamo con la fortuna e con la tenacia.
Proprio questa sua intima veridicità ha permesso ad Unpacking di vendere più di centomila copie nei primi dieci giorni dopo l’iniziale release su Windows, Switch, e Xbox One, nonostante il costo non indifferente per il suo essere un videogioco indie relativamente breve.