Autori: Alan Mattiassi, Andrea Piazzoli
Uno dei più conosciuti costrutti che servono a predire il grado di “buon funzionamento” della persona è il Quoziente Intellettivo. Su di esso è stato detto e scritto di tutto, comprese grandi critiche e vistose riconcettualizzazioni. Tuttavia, l’idea di base è che possa esistere un valore che indica quanto l’individuo sia ben adattato al suo ambiente.
Il Quoziente Intellettivo tenta di farlo, ma non ci riesce troppo bene. Infatti, è un indice che media diverse abilità di base, come la memoria, la comprensione e il ragionamento aritmetico, e in quanto tale predice in maniera soddisfacente solamente aree della vita in cui il successo è determinato da molti fattori differenti, come l’ambito scolastico o accademico. Purtroppo, non prevede affatto bene le decisioni di una persona, pur dotata di buone abilità di base.
Persone con un alto QI spesso compiono scelte e prendono decisioni che sono apparentemente prive di una logica di base, poiché il loro esito non è funzionale per l’individuo. Questo fenomeno, che vede professori di matematica fare investimenti assurdi e dirigenti di aziende importanti dilapidare il loro patrimonio personale, è noto con il termine di disrationalia1.Ci siamo chiesti, dunque, quali sono i fattori che portano le persone a non “funzionare” in maniera allineata al loro Quoziente Intellettivo, se esiste la possibilità di ricavare un indice predittivo delle loro scelte e come fare per misurarlo. Queste riflessioni ci hanno portato a capire che gli individui non agiscono in isolamento, ma in relazione a un contesto e ad altri individui. L’esito delle loro azioni, quindi, è spesso il risultato della combinazione tra le regole dell’ambiente, le loro scelte e le scelte delle altre persone che interagiscono nello stesso ambiente. In pratica, non sono solo le abilità di base delle persone a determinarne il successo, ma anche le loro abilità strategiche. Ecco l’intuizione: dovevamo misurare il Quoziente Strategico.
Rimaneva una questione fondamentale: come misurare le abilità strategiche? La risposta è stata semplice: con dei giochi! Qui, infatti, le persone interagiscono con altre e cercano di raggiungere il proprio obiettivo, tentando di posizionarsi nel modo migliore; l’esito delle loro azioni, però, dipenderà anche da quelle degli altri. Non basta, quindi, essere bravi, ma serve anche riuscire a prevedere il comportamento altrui per fare scelte che ci posizionino un passo avanti rispetto alla concorrenza.
Benché la risposta fosse semplice, la realizzazione non è stata affatto banale. Infatti, per struttura, non era possibile definire delle risposte buone o meno buone se non rispetto a quelle di tutti i partecipanti. Quindi, abbiamo costruito un test, chiamandolo in maniera particolarmente originale “test del Quoziente Strategico”, in cui le persone prendono delle decisioni stimando ciò che faranno anche gli altri. Ad esempio, potrei chiedere di spartire 100€ tra sé e un’altra persona e quale è il valore minimo che sarebbe disposto ad accettare come ricevente di tale proposta. Se tutti i partecipanti esprimono questi valori, saremo in grado di sapere, individuo per individuo, se il valore proposto dalla media dei partecipanti è più alto o più basso di quanto accetterebbe. Nel primo caso, il singolo individuo si porta a casa (virtualmente) il valore proposto, mentre nel secondo rimane a bocca asciutta. Il test attribuisce punti corrispondenti che rappresentano, di conseguenza, l’efficacia della loro scelta.
Il test del Quoziente Strategico è costruito su una serie di giochi di questo tipo, in cui da un lato c’è l’individuo e dall’altro tutti gli altri. È ovvio, quindi, che la prestazione dell’individuo non sia assoluta, ma sempre relativa al gruppo con cui gioca. Questo suggerisce che il Quoziente Strategico sia variabile e dipenda appunto anche dal gruppo (e dalla conoscenza e dalla capacità di predire il comportamento di quel gruppo del singolo). Ciò è una particolarità che ha dei lati positivi e dei lati negativi.
Per quanto concerne i lati positivi, il test del Quoziente Strategico diventa un eccellente strumento per capire chi è la persona che riesce a posizionarsi più strategicamente rispetto a un gruppo specifico. Ad esempio, se un’azienda dovesse scegliere il candidato più competitivo tra un gruppo di possibili candidati, ecco che questo test permette di compilare una classifica in cui alla prima posizione comparirà il candidato ideale. Allo stesso modo, in un contesto di selezione per una promozione interna, sarebbe possibile far giocare tutti al test del Quoziente Strategico per stabilire chi è maggiormente in grado di trarre vantaggio dalla previsione del comportamento altrui.
C’è anche un lato negativo: sempre per la sua formulazione originale, il Quoziente Strategico non può essere considerato assoluto, quindi c’è il rischio di non identificare il livello generale del gruppo, prima ancora di quello dell’individuo; in altre parole, si rischia di non poter distinguere un alto Quoziente Strategico (prima posizione in classifica) in un gruppo con delle competenze molto basse da uno in un gruppo con competenze eccellenti. La stessa persona, infatti, può avere delle performance, e quindi dei posizionamenti in classifica, molto diversi in base al gruppo. Quindi, il test del Quoziente Strategico necessita di una valutazione parallela con qualche altro strumento (ad esempio una preselezione del gruppo di candidati che poi giocherà al test).
Il test del Quoziente Strategico è oggi alla versione 2.5 (mcSQ), ma ne stiamo preparando due versioni (3.0) in una nuova formulazione doppia: la prima sarà una versione tradizionale, da giocare in gruppo e con una classifica come output, come quella descritta; la seconda sarà finalizzata invece a un’indagine scientifica della validità del costrutto di Quoziente Strategico, e per la prima volta cercheremo di ottenere dati normativi con cui confrontare poi la prestazione dell’individuo in termini statistici.
Il Quoziente Strategico nasce da un’idea di Ennio Bilancini e Leonardo Boncinelli, che ne hanno creato una prima versione, a cui si è affiancato Alan Mattiassi (autore di questo pezzo) per portarlo a una prima versione finalizzata, la cui validazione è stata pubblicata su Frontiers in Psychology2.
Il lavoro sul Quoziente Strategico è stato poi portato avanti da Andrea Piazzoli, a cui si è unito Gianpietro Sgaramella e il sottoscritto, per generare una nuova versione sensibilmente ricostruita dalle basi, ad esempio uniformando le modalità di risposta in una forma di “multiple choice” che ha dato il nome alla nuova versione Multiple Choice Strategic Quotient (msSQ), il cui sviluppo è documentato sui proceedings della conferenza INTETAIN 20233. In questo percorso di ridefinizione del QS stiamo progressivamente delineando un nuovo modo di identificare le competenze strategiche degli individui.
1: Stanovich, Keith E. (2009). What intelligence tests miss: the psychology of rational thought. New Haven: Yale University Press.
2: Bilancini, E., Boncinelli, L., & Mattiassi, A. (2019). Assessing actual strategic behavior to construct a measure of strategic ability. Frontiers in psychology, 9, 422425.
3: Piazzoli, A., Sgaramella, G., & Mattiassi, A. (2023, November). Toward a Better Measurement of Strategic Skills: The Multiple Choice Strategic Quotient (McSQ). In International Conference on Intelligent Technologies for Interactive Entertainment (pp. 3-19). Cham: Springer Nature Switzerland.