Videogiochi e perdita

Nei giochi, la perdita è tanto onnipresente quanto banale, scrive la game designer Sabine Harrer. 

Eppure, nei videogiochi non esiste solo la perdita da game over, semplice sinonimo di un fallimento al quale si può sempre rimediare. Esistono, ad esempio, anche le morti da trama, come i traumatici omicidi in The Last of Us Part II e Final Fantasy VII.

Così, alcuni videogiochi hanno molto da offrire per affrontare un tropo esistenziale dell’esperienza umana, quello del lutto, con esempi di gameplay che fanno luce su come il mezzo videoludico sia capace di sfruttare le sue risorse espressive per arrivare a rappresentazioni ricche e impattanti del senso di perdita.

Abbiamo già parlato in passato del bellissimo That Dragon, Cancer (Numinous Games, 2016), che racconta la storia della famiglia Green. Ryan e Amy Green hanno deciso di raccontare tramite un videogioco gli alti e i bassi della loro esperienza nell’assistere il figlio Joel, a cui era stato diagnosticato un cancro terminale a soli dodici mesi d’età. A novembre 2010 i medici avevano dato al bambino circa quattro mesi di vita, ma nonostante avesse sviluppato altri sette tumori, Joel continuò a vivere per ben quattro anni dopo la sua diagnosi iniziale, soccombendo infine il 13 marzo 2014, all’età di cinque anni. Tra piccole gioie quotidiane, dolori, e il rifugio nella fede, That Dragon, Cancer costituisce una preziosa, onesta, e lacerante occasione di riflessione sul tema della resilienza, delle relazioni familiari nella difficoltà, e dell’elaborazione del lutto.

Eppure, alcuni videogiochi sono in grado di lasciare il segno anche nei casi in cui la morte non è quasi mai nominata, certamente non vista, e nondimeno permea l’intera esperienza.

Perfect Vermin (“Perfetto parassita”) è un videogioco indipendente creato da Angad Matharoo & TaliabobMair, pubblicato su Itch.io nel 2020 e in seguito sbarcato su Steam. Le premesse sono semplici: scopo del gioco è individuare quali mobili, all’interno di un ufficio, sono degli “impostori”. Armati di martello, potremo colpire l’arredamento per scoprire quali sedie, tavoli, o stampanti sono, in realtà, disgustosi ammassi di carne. Individuare i parassiti può essere difficile; niente nel loro aspetto li differenzia dai normali mobili. L’unico modo per smascherarli è prestare attenzione alla loro disposizione delle stanze. Forse c’è un water in più rispetto ai cubicoli? Una sedia da scrivania posizionata goffamente in sala relax? La ricerca è resa progressivamente più complicata dalla comparsa di un timer sempre più stringente, dall’aumento dei parassiti, dalla moltiplicazione delle stanze incriminate, fino a diventare un’impresa pressoché impossibile, dove i mobili sono appesi al soffitto, irraggiungibili. 

L’esperienza, della durata di circa 15 minuti, si interrompe con un’amara riflessione: “a nessuno importerà della mia morte se non dimostrerò loro che ho vissuto”. Ecco che Perfect Vermin esce dalla metafora, regalandoci il ritratto di una persona in lotta contro un male incurabile che, ormai, preferisce tentare con tutte le sue forze di vivere una vita memorabile invece che combattere per eliminare dal suo corpo quelle cellule ingannatrici. 

They Grew Lungs and Drowned (Supposedly Spooky) è un videogioco scaricabile da Itch.io della durata di circa 13 minuti. Il titolo si traduce, letteralmente, con la frase “si sono fatti crescere i polmoni e sono annegati”. Questa esperienza psichedelica trasmette tutto il senso di inadeguatezza del corpo umano di fronte alla potenza della natura e dei grandi schemi, nonostante la nostra millenaria evoluzione. In parole povere, ci siamo fatti crescere i polmoni ma siamo annegati lo stesso. They Grew Lungs and Drowned parla così di malattie invisibili e del difficile ruolo del malato nella società e nella famiglia, con l’emblematica confessione del protagonista: “dovrei interpretare il ruolo di un cadavere ma non ho talento neanche per quello”.  

Infine, Purgatory di Paul Lethargy non è certamente per i deboli di cuore (e di stomaco), ed è stato prevedibilmente incluso in un’antologia di videogiochi indipendenti definiti “bizzarri”. L’autore avvisa: “questo gioco ti farà provare qualcosa, anche se potresti aver bisogno di un professionista per aiutarti a capire quei sentimenti”. In Purgatory assumiamo i panni di una persona sfortunatamente caduta in un coma diabetico. Il nostro ruolo è incontrare altre persone in questo tremendo limbo, parlare con loro e ascoltare le loro tristi storie, riflettendo sulla spesso distruttiva domanda: “se lo meritava?”. Così, questo titolo ci parla della caducità della vita, e in particolare delle conseguenze terribili delle nostre semplici sviste o dimenticanze, per essere stati costretti dalla povertà a vivere in condizioni insalubri o aver semplicemente mangiato un panino avariato. Quattro giochi profondamente diversi, eppure accomunati dall’intento di comunicare un tema importante senza l’uso di parole (e, per la verità, senza neanche uso di una trama esplicita). Questa lista di videogiochi indipendenti rimane a testimonianza della natura espressionista del videogioco, in quanto permette, a chi li gioca e a chi li crea, di esprimere emozioni e costrutti che sarebbe troppo complesso trasmettere in altro modo che con un semplice, breve, impattante gameplay.

Condividi questo articolo

Altri articoli

Pixel e Neuroni

This War of Mine

Benvenuti, carissimi e carissime, in questo nuovo episodio della rubrica “Pixel e Neuroni”, in collaborazione con Laborplay e BardellaPsicologia.

Sei curioso di scoprire come possiamo "gamificare" la tua azienda?

IMG   min

Scopri il mondo dell'HR Gamification