Gaming terapeutico e video game therapy

Autori: Francesco Bocci e Dott.ssa Angela Girelli, sempre parte della community della VGT.

Oggi parliamo di gaming terapeutico.

La vita è fatta di infiniti nuovi inizi, ogni momento della giornata ci offre nuove preziose occasioni per iniziare, con i suoi accadimenti talvolta gioiosi, felici, talvolta tristi, luttuosi, ostici, essa ci lancia in varie esperienze anche se non siamo pronti, anche se non siamo preparati.

Non ci sentiremo mai del tutto pronti. Non ci sentiremo mai abbastanza preparati.

Lo diventeremo. Allenandoci. Vivendo. Videogiocando.

Possiamo iniziare attraverso una posizione, un segnale, un’immagine, un colore, un ricordo, delle parole, ma possiamo cominciare anche mettendoci nel gioco; tutte modalità che utilizziamo più o meno abitualmente, per comprendere e dare voce a cosa sta accadendo dentro di noi e anche per esprimere cosa sentiamo al di fuori.

Per iniziare dobbiamo avere coraggio, un coraggio che nasce da dentro di noi, dal cuore inteso come luogo dove sono contenuti i desideri profondi, i sentimenti, le sensazioni espresse e non.

Un cuore che è indubbiamente all’origine di un potere creativo gentile e generoso, motore di nuovi inizi. Liberare il proprio potere creativo attraverso il gioco è avere cura e attenzione verso tutto ciò che inizia, piccole e grandi occasioni che ci si presentano nella vita, nei suoi vari ambiti significativi (famiglia, lavoro, amore); è saper celebrare e godere della bellezza e della straordinarietà di questi inizi con lo stupore caratteristico dei bambini.

La creatività che trova libero flusso nel training di Video Game Therapy, avvicina, dialoga, scambia energie e informazioni attraverso forme alternative quali desiderio, passione, coraggio, entusiasmo, immersione, e rigenerazione. Possiamo essere generativi e rigenerativi provando a stare nel momento presente, a fare di meno, a fare di più, a fare in modo diverso dal solito, a raccontare qualcosa che non abbiamo mai avuto la voglia e la forza di raccontare, invece di seguire l’onda compulsiva e ansiosa del fare tutto come unica via per sentirsi bene, senza la necessità di uscire dalla propria zona di comfort mantenendo, però, in questo modo estrema staticità interiore ed esteriore.

Per videogiocare, per avventurarsi in esperienze a volte troppo difficili, nuove, indefinite, verso le quali possiamo provare ansia, terrore, paura, indecisione, timore di essere travolti, non ci sono istruzioni valide per tutti, ognuno è alla ricerca delle proprie.

Le avventure videoludiche rappresentano viaggi a volte facili, a volte ardui da affrontare; portatori però di enormi opportunità ed è da qui che è possibile ripartire per dare forma alla nostra realizzazione; per far emergere ciò che era sotto i nostri occhi e non riuscivamo mai a vedere o che non sapevamo di possedere.

Abbiamo bisogno di fermarci, di prenderci cura di noi stessi, di coltivare questa sana abitudine di dare valore al nostro “Kit per la buona sopravvivenza”, le life and soft skill, ma soprattutto di trovare un luogo intimo, sicuro dove rifugiarsi per volgere lo sguardo dentro di noi.

Siamo chiamati a farlo per coltivare i semi dell’attenzione, della gentilezza, della creatività, della connessione e della consapevolezza metacognitiva.

Ci sono voci che vogliono e possono essere ascoltate dentro ognuno di noi e che trovano libera espressione in un contesto mentale ed emotivo dove la persona si sente serena e tranquilla, al sicuro, rilassata e protetta da stress e traumi.

Nel training di Video Game Therapy l’attenzione è rivolta al momento presente, all’esperienza così come si presenta, cercando di favorire un atteggiamento mentale caratterizzato da “Curiosity, Openness, Acceptance and Love” o COAL (Siegel, 2012); ciò significa che, come in un training di mindfulness, ogni pensiero, sensazione o emozione che raggiungono la consapevolezza meritano attenzione per quello che sono e per la modalità in cui vengono esplicati dal gamer (attraverso l’identificazione, la narrazione del sé, le immagini evocate, gli archetipi, le libere associazioni, i sogni, ricordi …).

Esempi di gaming terapeutico

Il caso di C. – Associazioni libere nella sessione videoludica

“Ricordo quanto avevo 10 anni e uscivo con questa mia amica, mi dovevo vestire come lei ma io non mi piacevo, non mi sentivo io, lo facevo solo per paura di essere giudicata, ignorata, accantonata. Poi questa mia amica si è trasferita all’estero e, come la protagonista del videogame Alex, io ho cominciato a essere me stessa, a vestirmi come piaceva a me; mi sono sentita come ora…libera ma ho sempre tanta tanta paura di essere abbandonata e di restare sola.”

“Come Alex, anche io per sfuggire dai momenti bui, dalle mie voci, canto, ascolto musica, disegno. Come lei ho vissuto dei traumi, e come lei anch’io mi sento coraggiosa, per salvare gli altri farei di tutto, come lei amo l’adrenalina”. Mentre gioca C., nei momenti di suspence, si alza, si avvicina allo schermo, interagisce col personaggio e piange in una situazione luttuosa.

“Piacerebbe anche a me avere il potere di Alex di leggere le emozioni degli altri, per capire fino in fondo le mie voci e i miei alter, per aiutare me stessa e gli altri ma non sempre deve essere facile e bello”.

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L’apertura radicale (Radical Openness) intesa sia come modalità di comportarsi che come stato mentale, si basa su tre capacità pregnanti all’interno del training VGT quali: Openness, Flexibility e Social Connectedness che si traducono in un setting aperto a nuove esperienze o a feedback di disapprovazione per imparare qualcosa di nuovo o per adattarsi all’ambiente in modalità più funzionali; significa sviluppare, nel videogioco, una passione che a volte ci porta ad andare al contrario di dove siamo. Tale caratteristica “è più della consapevolezza consapevole” (Lynch, 2018); vuol dire cercare in modo attivo quelle aree della nostra vita che vogliamo evitare o che potremmo trovare scomode, per affrontarle e imparare dalle stesse.

Il caso di A. – Identificazione simbolica

“Mi identifico con il poliziotto androide in quanto vorrebbe prendere decisioni in autonomia ma non può farlo in tante occasioni perché c’è un’entità superiore che lo vieta”. A. si identifica parallelamente in molte situazioni di vita familiari / scolastiche /sportive reali attuali in cui vorrebbe agire, fare ma “le autorità superiori” quali genitori, insegnanti e allenatore spesso dicono di no e lui si sente provato da questo limite, lo vive come un’imposizione che gli sta scomoda.

Ecco come il team narrativo di Detroit: Become Human ha dato vita a un  mondo di androidi – Il Blog Italiano di PlayStation

L’apertura radicale è dunque da considerarsi abilità pregnante di questo training, percorso che incoraggia la ricettività, la disconferma dei feedback e una risposta flessibile alle situazioni facendo ciò che è funzionale e necessario nell’hit et nunc; essa incoraggia a coltivare la “mente flessibile” attraverso l’apprendimento diretto ed esperienziale che va a incentivare, rafforzare e allenare una molteplicità di competenze.

La flessibilità insita nelle dinamiche della Video Game Therapy, insegna le competenze atte a liberarsi dal perfezionismo e dalla rigidità, volte a ridurre la regolazione del sistema di sicurezza e del controllo iperattivo, permettendo così all’individuo di integrarsi e adattarsi più facilmente a un ambiente in continua evoluzione caratteristico della società moderna definita da Zigmunt Bauman (2011) come “società liquida” (dove il cambiamento è l’unica cosa permanente e la dinamicità è l’unica certezza).

L’abilità di una mente flessibile e aperta interrompe i processi automatici caratteristici, a volte, del proprio stile di vita (negativity bias) e fornisce al gamer una tabella di marcia per navigare in nuovi comportamenti quali, ad esempio, decision making, problem solving, consapevolezza del Sé.

Le abilità di consapevolezza incentivate e coltivate nel training VGT e la promozione di una sana insicurezza percepita spesso nelle avventure insite nel videogioco aiutano a rimanere in un’importante prospettiva di dinamicità utile per una mente flessibile.

La Social Connectedness (connessione sociale e intima) mira all’interno del training VGT a trasmettere alle persone coinvolte come sviluppare la loro segnalazione sociale, in modo da riconoscere ed esprimere appieno e apertamente emozioni di vulnerabilità, il che si traduce anche in una promozione alla connessione sociale e intima stessa (Gilbert et al., 2020).

Il caso di S. – Amplificazione emotiva della paura e della rabbia

“Quando videogioco è come se mi liberassi in un mondo di fantasia. Mi sento libero, leggero. Quando perdo nella vita mi arrabbio e mi agito, nel gioco provo e riprovo perché poi so che risco a farcela e la rabbia che sento nel petto scompare”.

“L’altra volta avevamo incontrato il mostro che mi aveva terrorizzato, che paura, poi ci ho pensato anche a casa. Ecco il mostro ora lo affronto è bruttissimo, cattivo (urla, si alza), ho capito cosa devo fare per sconfiggerti, non voglio più vederti. Ecco, gli ho tagliato quelle fottutissime braccia e gli ho tolto gli occhi, non lo voglio più incontrare”. La paura del mostro riproduce in S. la paura e l’angoscia di perdere mamma e papà che rappresentano il suo luogo sicuro nonché la sua serenità, come da lui espresso nella ruota delle emozioni in fase di debriefing. 

Little Nightmares - App su Google Play

Il terapeuta/educatore, nella seduta di VGT, assume un atteggiamento rilassato, aperto, con-partecipato, rispetta le esigenze, accoglie calorosamente, permette di acquisire competenze in termini di social signaling ma anche di migliore gestione del locus of control interno, consentendo di sviluppare un sentimento sociale come utile base per qualsiasi forma di relazione e cooperazione sociale, permettendo così di entrare a far parte della dimensione comunitaria senza la quale risulterebbe arduo trovare uno stato di benessere e sicurezza. 

Ciò ricreerà un luogo sicuro entro il quale è possibile lasciarsi andare e immergersi in uno stato mentale e fisico in cui si è completamente coinvolti nell’azione e nella situazione che si sta svolgendo, lo stato di flow, identificabile come il momento in cui il tempo scorre, in cui siamo un tutt’uno con l’esperienza videoludica e interiore che viviamo nel qui ed ora: lasciamo da parte il nostro ego per utilizzare nell’esperienza ottimale il massimo delle nostre potenzialità.

Flow è davvero importante. La strada per la felicità non deriva da un edonismo spensierato, ma dalle sfide consapevoli” (Csikszentmihalyi, 2021).

Gaming terapeutico: come si svolgono le sessioni di video game therapy

Le sessioni di VGT si svolgono in un setting all’interno del quale non solo è concessa ma è fortemente incoraggiata la libera espressione delle emozioni che la persona a volte non è avvezza a riconoscere ed esplicitare spontaneamente; esse rappresentano un’occasione per cimentarsi in nuove esperienze di sicurezza sociale e per modellare stili espressivi più efficaci, soprattutto grazie alle abilità che gli stessi terapeuti/educatori utilizzano in maniera diretta e autentica attraverso la comunicazione verbale e non-verbale o attraverso l’utilizzo di schede infografiche che possano supportare il gamer nell’esplicazione di quanto provato e vissuto nell’esperienza videoludica.

La VGT incoraggia la persona a praticare la disinibizione, a essere più aperta ai feedback critici e a essere più emotivamente espressiva (Ruota delle emozioni di Plutchik, Flow map, Il viaggio dell’eroe, Training vagale, Tecnica dello S.T.O.P.); essa enfatizza abilità che sfruttano il sistema dei neuroni specchio e le tendenze naturali a micro-imitare gli avatar, a immedesimarsi al fine di affrontare situazioni nuove (lutti, avventure, emozioni coinvolgenti) e migliorare la connessione sociale. In questo training, come sostiene Albert Bandura “lo psicologo non può dire alle persone come vivere la propria vita. Tuttavia può fornire loro i mezzi per realizzare un cambiamento personale e sociale”.

Entrare in una sfida consapevole attraverso il videogioco significa vivere nella dimensione presente, del qui ed ora, ossia fare un passo indietro per farne poi uno in avanti.

Un passo indietro per prendere le distanze dai principi giudicanti e abitudinari (negativity bias), dalla forma mentis che ci fa credere capaci di fare tutto a colpi di liste infinite di to-do, imprigionati nella dimensione abitudinaria guidata dal pilota automatico, regnante nella dimensione del fare. Una dinamica di costante reattività che ci allontana dalla forza propulsiva dettata dalla volontà di potenza, energia vitale che ci spinge al miglioramento e al cambiamento.

Un passo avanti, come nel training VGT, per immergerci nella realtà attraverso il risveglio di tutti i nostri sensi, per acquisire delle competenze grazie a una consapevolezza che allarga la nostra visuale, che ci porta a “sentire di più” ciò che sta accadendo senza timore dell’errore, del giudizio, dello sbaglio, senza per forza voler modificare qualcosa ma solo per allenarci a cercare di sentire dentro di noi le nostre intenzioni.

In questo processo trasformativo il sentire, il fare e l’essere si influenzano vicendevolmente nell’esplicarsi dell’esperienza videoludica, in una danza continua di scoperta e riscoperta di valori, talenti assopiti e qualità nascoste che nemmeno sapevamo di avere.

Entra nel videogioco e, come nella vita, fai un passo indietro e poi un passo avanti, coltiva le tue abilità e manifesta le tue nuove intenzioni, ascolta le energie più sottili, le emozioni, entra in empatia, ascolta le varie dimensioni del tuo Sé per giungere alla meta inaspettata del rinnovamento continuo.

Bibliografia:

  • BAUMAN Z., MINUCCI S. (traduttore), Modernità liquida, Bari, Laterza, 2011
  • GILBERT K., HALL K., CODD R. T., Radically open dialectical behavior therapy: social signaling, transdiagnostic utility and current evidence, 2020
  • LYNCH T. R., The Skills Training Manual for Radically Open Dialectical Behavior Therapy: A Clinician’s Guide for Treating Disorders of Overcontrol, Reno, Context Press, an imprint of New Harbinger Publications, 2018
  • CSIKSZENTMIHALYI M., FLOW. Psicologia dell’esperienza ottimale, ROI Edizioni, Milano, 2021
  • CSIKSZENTMIHALYI M., Seguire il flow. Cos’è l’esperienza ottimale e come possiamo conquistarla, Garzanti, Milano, 2023
  • SIEGEL D. J., Diventare consapevoli. Una pratica di meditazione rivoluzionaria, Raffaello Cortina Editori, Milano, 2019
  • SIEGEL R. D., Qui ed ora. Strategie quotidiane di Mindfulness, Erickson, Trento, 2012

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