Employer branding a cosa serve?

L’employer branding ha come obiettivo quello di presentare l’azienda come datore di lavoro, rivolgendosi a un target specifico, ossia agli individui che, avendo determinate competenze, caratteristiche, intenzioni e aspettative, rappresentano dei potenziali candidati per lavorare all’interno dell’organizzazione.

Questa strategia ha lo scopo di attrarre, selezionare e trattenere risorse umane talentuose capaci di generare valore all’interno della realtà in cui sono inserite. In un certo senso questo processo rappresenta una promessa, fatta dall’azienda ai potenziali e attuali dipendenti, che riguarda il valore che essa può assicurare loro in cambio di skill, esperienza e talento.

Oltre ad attrarre nuovi talenti, l’employer branding contribuisce a rafforzare la brand identity e l’immagine che gli attuali dipendenti hanno del loro luogo di lavoro, stimolando così il senso di appartenenza e d’identità andando a promuovere l’employee retention.

Affinché ciò sia possibile, però, deve esserci coerenza tra ciò che l’azienda comunica, ad esempio come vengono presentate le dinamiche con e fra i dipendenti al suo interno, e la realtà vissuta dai lavoratori ogni giorno.

Perché utilizzare il gioco per favorire l’employer branding?

Questa pratica incrementa l’engagement. L’approccio con l’utilizzo di tool game-based e gamification permette all’azienda di presentarsi ai candidati in modo innovativo e orientato al futuro, trasmettendo un’immagine di valore e comunicando ai potenziali collaboratori le caratteristiche che rendono unico e peculiare un determinato luogo di lavoro. Aiuta inoltre a farsi riconoscere, soprattutto tra le nuove generazioni, come marchio affermato nel proprio settore e suscita interesse verso l’organizzazione, che diventa capace di differenziarsi dalla concorrenza.

Il gioco inoltre mette il focus sulle persone, cercando di limitare gli aspetti negativi come l’ansia e cercando di offrire qualcosa in più nonostante l’esito del colloquio, quindi fa capire che è un’azienda attenta ai bisogni delle persone. 

I candidati, anche se non verranno assunti, avranno un’immagine positiva dell’azienda grazie all’esperienza che hanno vissuto per cui tendenzialmente avranno un buon ricordo e condivideranno la loro bella opinione. Questo vale anche per chi è già assunto che grazie ai metodi divertenti e inusuali trasmetterà innovazione e attenzione alle persone.

Employer branding: un approccio che valorizza l’esperienza del candidato 

Solitamente i candidati sono chiamati a svolgere lunghi e noiosi iter di selezione di cui spesso non comprendono il senso, attendendo a lungo un feedback e finendo per ritenere i colloqui tendenzialmente impersonali. L’impiego del gioco come strumento interattivo coinvolge i candidati rendendoli indiscussi protagonisti del processo di selezione e incentivando a impegnarsi nel raggiungimento degli obiettivi.

La natura competitiva della mente umana è appagata dalle sfide a livelli e dalle gratificazioni immediate attraverso i premi previsti in ogni fase del gioco, che motivano i candidati a puntare sulle proprie potenzialità e a superare i propri limiti.

In più riduce le barriere, permette la sperimentazione del candidato che si sente libero di essere se stesso e percepisce una situazione “protetta”, dove l’incidenza dell’ansia da prestazione si annulla. 

Il processo permette al candidato di mettersi in gioco anche a distanza e di conoscere più da vicino la cultura aziendale, confrontandola con le proprie caratteristiche personali: il potenziale dipendente ottiene così una buona idea del ruolo e del contesto nel quale andrà a operare. 

In definitiva, il candidato e il datore di lavoro avranno modo di conoscere aspetti che non sarebbero emersi nel corso di un semplice colloquio.

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