Assunzione del rischio

Oggi più che mai navighiamo in un mare di incertezze. Dal lavoro alla famiglia, dalla salute al futuro: ogni giorno siamo sempre più immersi nel grande oceano VUCA

No, non è un nome di fantasia, ma l’acronimo di Volatility, Uncertainty, Complexity and Ambiguity, traducibili in italiano con Volatilità, Incertezza, Complessità e Ambiguità. Così, dopo aver cercato per lungo tempo il conforto della sicurezza, ci siamo accorti che non solo non ci sentiamo più sicuri, ma che niente è più sicuro. E se tutto è oscuro, ogni cosa è passeggera e “del domani non v’è certezza”, se la cosiddetta infodemia ha aumentato a dismisura il rumore, se non riusciamo più a distinguere tra vero e falso tanto che le fake news diventano post-verità, come possiamo decidere?

Assumendoci il rischio! La decisione è un atto che quasi sempre ha a che fare con esiti non prevedibili con assoluta certezza. Possono implicare rischio o aver a che fare con esiti cui è associato un qualche grado di incertezza. Convenzionalmente si parla di incertezza quando ci si riferisce a situazioni in cui l’individuo conosce gli esiti della scelta, ma è all’oscuro delle probabilità legate ai diversi esiti. Il problema dell’incertezza è centrale nello studio dei processi decisionali dal momento che le conseguenze delle azioni che l’individuo intraprende spesso si prolungano nel futuro e non si può essere completamente sicuri che l’esito sperato si verifichi realmente. Anzi, alle volte è necessario decidere valutando la probabilità che l’esito sia in qualche modo pericoloso e magari considerare la gravità del potenziale danno

La propensione ad assumersi il rischio

E arriviamo quindi alla propensione ad assumersi rischi, da intendersi come una tendenza comportamentale piuttosto che un tratto di personalità. Questa non è solo influenzata dalle preferenze personali, ma anche dal giudizio soggettivo sul fatto che valga la pena o meno rischiare al fine di aumentare la probabilità di ottenere vantaggi.

Senza certezze dobbiamo valutare, misurare e assumerci il rischio delle conseguenze: “è questo il lavoro giusto?”, “compro casa o resto in affitto?”, “questo percorso di studi può darmi prospettive?”, “seguo le mie passioni e provo a mettermi in proprio?”.

Senza soffermarsi troppo sugli esempi, è utile capire quanto, soprattutto in termini lavorativi, ci si trovi oggi a dover affrontare un numero altissimo di scelte.  Decisioni che portano inevitabilmente a una fase di valutazione e una certa dose di rischio. 

Ci troviamo ad affrontare costantemente nuove sfide che portano a rivalutare interi processi, a reinventare periodicamente il lavoro come lo conosciamo e a trovare sempre nuovi spazi di crescita. La pandemia, la digital transformation, le spinte eco-sostenibili e tutto ciò che ne consegue, stanno portando da un lato grandi opportunità, ma dall’altra incertezza, scadenze e complessità.

Le nostre stesse carriere lavorative, prima lineari, oggi sono più che mai frammentate e spesso imprevedibili. 

Cosa sta succedendo quindi? Noi e le nostre aziende siamo pronti a prendere la decisione giusta?

Siamo in grado di guardare oltre il presente e immaginare gli scenari del futuro? Al centro c’è la scelta, ponderata dalle nostre valutazioni e portatrice di una certa dose rischio.

Non scegliere” non è sempre la soluzione giusta. Anzi, Dante collocava gli ignavi nell’antinferno: non meritavano le pene dell’Inferno ma nemmeno la gloria del Paradiso!

Saper valutare ed essere propensi ad assumersi i rischi delle proprie scelte non sono capacità innate e statiche. Possiamo valutare e sviluppare l’assunzione del rischio al pari di altre soft skill.

per scoprire il metodo Laborplay

Valutare la propensione ad assumersi il rischio come soft skill

E dal catalogo Laborplay, quale strumento game-based si presta meglio? Un rompicapo da affrontare per

passare al livello successivo, un enigma da risolvere per uscire da una stanza, una corsa contro il tempo per trovare una soluzione: è il momento di sfidarsi con un’escape room

Giocabile individualmente o in gruppo, portiamo meccaniche e dinamiche di un’escape room in un mazzo di

carte, dove ogni carta è un enigma, un frammento di racconto, un evento o un oggetto utile alla risoluzione. Dividendosi in squadre è possibile osservare la capacità di analisi, l’organizzazione, il problem solving ma soprattutto la capacità dei giocatori di assumersi il rischio delle proprie scelte. 

Decisioni che possono essere discusse, condivise o improvvisate, ma attenzione: ogni risposta non

corretta verrà segnata come errore su un taccuino rischiando di far perdere la partita all’intero gruppo.Il gioco e l’esperienza diventano la metafora del nostro contesto lavorativo: chiudi gli occhi, quanto assomiglia la nostra quotidianità professionale ad un’escape room? Quali sono gli ostacoli, gli enigmi e le scelte da compiere giorno dopo giorno per raggiungere l’obiettivo? Quanto siamo disposti a correre un rischio?

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