Storie di Eroi e Antieroi

storie di eroi e antieroi episodio 1 laborblog

Come si sviluppano le competenze e come si raggiungono performance di rilievo, ovvero, come incrementare le possibilità di scelta per liberare l’eroe dentro di sé

“A lot of people, especially this one psychoanalyst guy they have here, keeps asking me if I’m going to apply myself when I go back to school next September. It’s such a stupid question, in my opinion. I mean how do you know what you’re going to do till you do it? The answer is, you don’t. I think I am, but how do I know? I swear, it’s a stupid question“.

Come facciamo a sapere che cosa faremo, se riusciremo, quanto ci applicheremo fino a che non lo stiamo facendo? È davvero una domanda stupida quella che il giovane (e non è giovane per caso) psicoanalista pone al giovane Holden nel capolavoro di Salinger? 

Forse noi non sappiamo dove andremo, ma possiamo sapere e attrezzarci per capire che strumenti avremo con noi, da dove proveniamo, chi ci aiuta e quanta fatica ci siamo allenati a fare. 

Mi ricordo sempre il mio professore di filosofia che mi raccontava la storia della fortuna di Gianni Agnelli che da bambino raccoglie una mela, la vende e prende un soldo. Avanti così per 1 mese e si compra una carriola. Avanti così per un altro mese e può prendersi il carretto. Poi, a un certo punto della storia, muore suo nonno e lui eredita tutto. 

Non molti sono così fortunati (anche se poi al nonno volevi un gran bene e lì per lì ti dispiace). Capiamo subito che c’è qualche cosa di diverso rispetto alla storia di Jeff Bezos o Elon Musk (anche se ci sta antipatico) o dei famosi garage della Silicon Valley dove è nata tanta della tecnologia che noi oggi usiamo. 

E che cosa fa la differenza? Al di là della storia in sé, ovviamente, credo che una delle differenze sia la fonte di ispirazione che queste storie siano capaci di dare. 

Quella della fortuna ereditata non è in effetti una grande storia: o ci nasci o non è roba che fa per te. Resta solo una suggestione da yuppies anni ’80 che a Cortina guardavano l’Avvocato arrivare in elicottero. 

La storia che ci piace sentire è una storia che è a noi vicina. Non è il racconto della perfezione di Achille, ma quella dell’umanità di Ettore che abbraccia il figlio ed è supplicato dalla moglie che lo ama di non andare a morire. È la scelta tragica di quell’eroe che ci commuove e nello stesso tempo ci ispira e ci vorrebbe far essere come lui. 

Quando andavo all’Università mi affascinavano le strofe della locomotiva di Guccini gli eroi son tutti giovani è belli, ci trovavo qualcosa di poetico. Ma il poeta di Pavana invece sbagliava. L’eroe non è bello, né giovane. L’eroe è come noi o quanto meno ha iniziato la sua avventura dagli stessi nostri blocchi di partenza. 

Ma con una cartuccia in più: la consapevolezza, maturata a un certo punto, di poter essere unico, quel “Pibe de Oro” capace di raggiungere un sogno e di rappresentare quel sogno. Ma come nasce questa consapevolezza, quando capisci che il menu delle scelte che hai a disposizione è troppo limitato e hai bisogno di qualche cosa in più? Sei davvero tu che scegli di “passare di livello“? Dipende davvero da te questa scelta? 

E, soprattutto, sei davvero libero di farla se non hai tutte le possibilità tra cui scegliere?
Tra eroi, antieroi, eroi leader, eroi caduti, decaduti, uccisi e risorti vorrei raccontarvi quanto conta lavorare su quel menu di scelta iniziale per far nascere nelle persone la consapevolezza che l’eroismo non è che un aspetto del proprio quotidiano in cui successo e insuccesso si fondono rispondendo alla dialettica hegeliana del superamento orientato allo sviluppo della personalità umana come libertà di ogni individuo.

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