Laborplay® e i giochi per la ricerca delle soft skill

L’innovazione e il successo dei sistemi game-based per l’individuazione delle competenze trasversali

Mario Magnani, socio fondatore di Laborplay®, ha voluto approfondire il discorso soft skill, la loro importanza e perché sono utili associate alle competenze professionali dei candidati al rivestimento di un ruolo specifico.

Ma andiamo con ordine, partiamo con il parlare per un attimo del progetto Laborplay® che già in molti conoscono. Una startup, ma anche un modello, che consente di classificare il comportamento professionale partendo proprio da quelle che sono le preferenze e le abitudini di gioco di una persona. Questo diviene, quindi, un laboratorio esperienziale, volto a facilitare l’apprendimento, ma anche a portare alla luce quelle che sono le soft skill, ovvero le competenze trasversali che potrebbero rivelarsi utili alle figure ricercate dalle aziende.

Come far emergere le soft skill dei candidati? Ecco che qui entra in gioco Laborplay® con i suoi giochi, validati scientificamente e utili a far emergere quella che è la parte più genuina e autentica dei candidati, rispetto invece ai test tradizionali che, al contrario, trascurano completamente questo aspetto.

Perché le attività di Laborplay® sono più attrattive rispetto alle selezioni tradizionali?

Mettiamoci un momento nei panni dei candidati e ragioniamo sul motivo per cui una selezione effettuata tramite i giochi Laborplay® potrebbe risultare più interessante. Indubbiamente metterà in luce il livello di innovazione dell’azienda alla ricerca di personale, una freschezza differente e al passo con i tempi. Non la semplice valutazione delle competenze tecniche attraverso test tradizionali e che, se vogliamo, possono mettere anche pressione al candidato.

I giochi Laborplay® sono anche e soprattutto stimolanti, in grado di portare i partecipanti a esprimere il meglio di loro perché ingaggiati e interessati, con conseguente massimizzazione delle performance.

Ogni tipologia di test – gioco – proposto viene studiata e adattata in base al target di riferimento della selezione. Non è infatti possibile paragonare l’abilità di un 50enne a quella di un 20enne, nato praticamente con smartphone e giochi sempre a disposizione, basti pensare a quelli scaricabili tramite app. In funzione di questo verrà anche eseguita una taratura sui risultati di gioco, possibile grazie agli anni  studio e di esperienza di Laborplay® nel settore. In questo modo verranno analizzati i risultati ottenuti dai partecipanti alla selezione con quelli di un campione di riferimento, simile per  competenze e fascia d’età, che servirà poi per valutare il livello dei partecipanti.

Soft skill: le vere chiavi per il mondo del lavoro

Indubbiamente le competenze tecniche e operative rivestono un ruolo importante per il processo di selezione del personale, ma da sole non bastano. Saper comunicare, lavorare in gruppo, tenere testa allo stress e possedere capacità organizzative sono solo alcune delle soft skill che possono tornare utili, e che vengono ricercate dalle aziende durante la fase di selezione del personale. Ecco che qui entra in gioco Laborplay®.

Il processo di digitalizzazione, intensificatosi a partire dal 2010, ha portato con sé un netto cambiamento anche in termini lavorativi e di ricerca delle figure da inserire nei differenti contesti aziendali. Per queste ragioni si è cercato sempre più spesso tra i candidati, il possesso di skill cognitive, orientate al problem solving e relazionali. In questi termini i test tradizionali non possono certo considerarsi d’aiuto, anzi, soprattutto in presenza di persone introverse, risultano praticamente inutili per far emergere quelle che sono le competenze trasversali del soggetto.

Con la metodologia Laborplay®, trovandosii candidati  dinanzi al gioco riescono invece ad accantonare timidezze, ansie e timori, mettendo in evidenza quella che è la vera natura della persona, comprese le soft skill. Questa nuova tipologia di selezione del personale viene seguita sia da aziende che possiedono canali vendita retail che da realtà orientate al prodotto, anche per la ricerca di figure manageriali e commerciali. Fondamentalmente non ci sono limiti all’impiego dei giochi Laborplay®.

Soft skill e hard skill, quali sono le più importanti per il mondo del lavoro? 

A questo punto sorge spontaneo domandarsi se le soft skill risultino, allora, più importanti rispetto alle hard skill, ovvero le competenze tecniche – quali livello di studio, conoscenza di lingue straniere e tutte le conoscenze acquisite nel percorso di studi e professionale.

Ebbene, sicuramente le hard skill rappresentano la base principale di partenza, ma le competenze trasversali rappresentano un plus d’interesse per l’azienda. Queste sono capacità innate del soggetto e possono tornare utili al suo percorso professionale. Pertanto a parità di hard skill tra due candidati, si andrà quasi sicuramente a preferire quello in possesso di determinati requisiti trasversali, quali per esempio migliori potenzialità comunicative o decisionali.

Competenze trasversali e intelligenza artificiale: cosa ci attende

Le soft skill con l’avvento dell’intelligenza artificiale assumeranno maggior importanza, anche in quella che è l’ottica di automazione? Si stima che da qui a 10 anni ben 1 professione su 3 scomparirà, divenendo di fatto robotizzata. Partendo da questo presupposto non soltanto chi è in possesso di specifiche competenze tecniche potrà fare la differenza, bensì le persone con maggiori competenze trasversali riusciranno meglio a sopravvivere a questa evoluzione e adattarsi a essa.

Questo aspetto già è stato portato alla luce nei 2 anni di pandemia appena passati, nei quali da un giorno all’altro ci si è dovuti adattare a un modo di lavorare completamente differente rispetto a quello a cui eravamo abituati. Già nel corso di questo periodo sono emerse le abilità trasversali delle persone, di chi è riuscito maggiormente ad adattarsi e reinventarsi rispetto a chi, purtroppo, ha incontrato parecchie difficoltà o non è stato in grado di farlo.

Capacità di analisi, problem solving, pensiero critico, abilità nel leggere tra le righe, adattarsi a contesti mutevoli e dinamici rappresentano competenze trasversali ora più che mai ricercate. Queste non si apprendono, non si studiano su un libro come le nozioni tecniche, ma sono caratteristiche di per sé già presenti nell’individuo, parte del suo essere, che però possono essere allenate tramite stimoli. Ecco perché le soft skill rappresentano un plus per chi le possiede.

Nell’ultimo Job Reset Summit indetto dal World Economic Forum, sono emerse quelle che saranno le soft skill più ricercate dalle imprese entro il 2025. Eccole nell’ordine:

  1. Pensiero analitico e innovazione
  2. Apprendimento attivo e strategie di apprendimento
  3. Capacità di risoluzione di problemi complessi
  4. Pensiero critico e capacità di analisi
  5. Creatività, originalità e spirito d’iniziativa
  6. Leadership e influenza sociale
  7. Uso di tecnologie, monitoraggio e controllo
  8. Progettazione e programmazione tecnologica
  9. Resilienza, gestione dello stress e flessibilità
  10. Ragionamento, problem solving e ideazione.

Come è facile comprendere, queste competenze non possono essere quantificate tramite un semplice titolo di studio, ma potranno emergere solo se adeguatamente stimolate. Questo è quello che è in grado di fare Laborplay®.

Ci sono soft skill più difficili da individuare rispetto ad altre?

Anche per Laborplay® esistono competenze trasversali che possono essere più complicate da portare alla luce, quando per esempio chiedono la capacità di prefigurare uno scenario futuro in modo strutturato e sulla base di una conoscenza del settore nella quale l’azienda opera. Attuare questa tipologia di selezione diventa quindi più complicato.

Un altro aspetto è legato alle competenze cognitive evolute in quanto queste devono essere tarate in funzione del target di riferimento della ricerca. Facendo un esempio pratico, chi desidera rilevare capacità di negoziazione in una persona di 35 anni potrebbe incontrare difficoltà data la giovane età. Al contrario un buon punto di partenza potrebbe essere la capacità di persuasione, a sua volta evoluzione di una comunicazione efficace.

Questo aspetto rende evidente, quindi, la complessità nel ragionamento che sta dietro a ogni ricerca che viene effettuata con il supporto di Laborplay®. Ogni cliente riceve una proposta personalizzata in funzione sia della tipologia di realtà che della figura ricercata e delle conseguenti competenze che si desidera far emergere.

Il processo di selezione Laborplay® step by step

Passiamo al concreto, ovvero a qual è l’iter seguito da Laborplay® nel momento in cui viene contattato per seguire la selezione del personale di un cliente.

Il primo aspetto preso in considerazione è la definizione del modello di competenze, talvolta già stilato se l’azienda dispone di una divisione risorse umane particolarmente strutturata. In sostanza per ogni tipologia di figura ricercata vengono elencati sia i requisiti tecnici, titolo di studio o laurea, conoscenze linguistiche e ulteriori corsi richiesti, che le competenze trasversali che dovrebbe possedere il candidato ideale.

Partendo proprio da queste ultime si andranno a individuare quali potrebbero essere le prove utili a far emergere le soft skill richieste, solitamente almeno un paio per avere una sorta di doppio riscontro, magari una orientata a un contesto più competitivo e uno maggiormente collaborativo.

Chi ha una personalità orientata all’obiettivo solitamente ha maggior successo in giochi nei quali emerge la competitività, mentre chi presenta maggiori doti comunicative darà il meglio di sé nelle prove di collaborazione. Sempre in funzione delle esigenze del cliente, poi, si possono andare a modificare i giochi con varianti ad hoc, ma è bene ricordare una cosa: non esistono persone in possesso di tutte le soft skill, o con il medesimo livello di sviluppo delle stesse, ne esiste sempre una o alcune predominanti rispetto ad altre considerate ”deboli”.

Infine, il periodo pandemico ha portato il team Laborplay® ad adattare i propri test, passando da un contesto praticamente sempre in presenza nell’era pre-covid, allo sviluppo di quello digitale del post-covid. Esiste pertanto la possibilità di sfruttare giochi sia “su carta” ed effettuati in presenza, che in modalità digitale, per assecondare le esigenze di una fetta di mercato davvero ampia e con differenti necessità.

Giochi Laborplay® e soft skill

Ma come può un gioco portare alla luce le competenze trasversali di una persona? 

Prendiamo ora come esempio uno dei giochi proposti da Laborplay®, ovvero Optilab, un business game a ruoli assegnati nel quale l’obiettivo è gestire un’’azienda. I partecipanti diventano responsabili di divisione con l’obiettivo comune di ripartire le risorse assegnate per lo sviluppo dell’impresa, proponendo e motivando le spese necessarie. Questo game riuscirà a mettere in luce la capacità di collaborazione e negoziazione.

Un altro gioco potrebbe invece essere Betray, un’avvincente rivisitazione del dilemma del prigioniero, che vedrà i partecipanti impegnati nello scegliere la strategia da seguire. Fidarsi, non fidarsi o tradire? Lo scopo sarà quello di ottenere il maggior punteggio possibile e, al termine, verrà svelata la scelta dei singoli partecipanti mettendo in luce alcuni aspetti del loro modo di essere e lavorare, dalla visione strategica alla persuasione, dalla resilienza alla capacità di analisi e sintesi, sino al decision making.

L’esperienza offerta da Laborplay® è probabilmente più difficile da spiegare che da vivere, rendendo quest’ultimo l’unico modo per entrare veramente nell’ottica operativa di questa realtà. Un gioco sì, ma nel quale ogni partecipante potrà tirare fuori il meglio di sé e comprendere quelle che sono le proprie potenzialità nascoste, le soft skill che possiede e che potrebbero essere le vere chiavi del successo nel mondo del lavoro.

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