Benvenuti, carissimi e carissime, in questo quarto episodio della rubrica in collaborazione con Laborplay e BardellaPsicologia dal titolo “Pixel e neuroni”.
Come abbiamo già detto in precedenza, per tutta la durata del nostro viaggio virtuale, andremo a scoprire insieme l’importanza dei videogiochi per l’apprendimento di abilità cardinali utili alla vita di tutti i giorni. Il nostro viaggio oggi ci condurrà verso lidi già noti, ma per una via completamente diversa. Parleremo di teambuilding e comunicazione grazie ad uno dei titoli più belli usciti lo scorso anno per tutte le piattaforme: It takes two.
Si, ho detto che parleremo di qualcosa di già noto in modo nuovo, and I mean it! Questo perché non si tratterà di presentare il solito titolo cooperativo dove l’altro giocatore riveste un ruolo marginale, assolutamente no! Si tratta di presentare un gioco dove il gameplay è completamente orientato verso l’altro. Nel quale i protagonisti della storia ritroveranno una vicinanza emotiva, dove sarà impossibile non costruire ricordi stupendi con il proprio partner di gioco mentre si completano i vari livelli presenti. E come sappiamo, le emozioni positive ci aiutano ad apprendere e a ricordare meglio. Quale combinazione migliore di fatti se non questa per potenziare le suddette soft skills?
Perché lavorare sul teambuilding?
Intanto partiamo dal presupposto che fare teambuilding aiuta a fortificare in maniera significativa le relazioni tra i colleghi e questo è un punto cardine per la sopravvivenza di un buon team.
Oggigiorno una delle problematiche più ostiche da affrontare è la permanenza in azienda dei dipendenti, questo a causa di molteplici fattori tra i quali il job hopping, letteralmente saltellare da un lavoro all’altro nella speranza di essere assunti con contratti sempre più vantaggiosi, o la liquidità stessa del mercato del lavoro. Una squadra coesa e compatta permette non solo di far sentire i lavoratori valorizzati e uniti, ma aggiunge un bonus (visto che siamo tema) non trascurabile nella vita lavorativa di tutti i giorni: il capitale umano.
Qui vogliamo intendere, usando questa parola, l’insieme delle relazioni e dei contatti che i lavoratori hanno tra di loro. In questo modo è possibile ristrutturare dalle fondamenta il concetto stesso di lavoro, percepibile non più come un luogo in cui è indispensabile stare, ma dove è bello trascorrere del tempo con persone vicine.
Se c’è una cosa che i primi studi sulla psicologia del lavoro ci hanno insegnato è che nulla, neanche l’aumento salariale, batte le relazioni umane quando si tratta di produttività e longevità.
Team building secondo Laborplay
Tra nostalgia e innovazione
Chi tra di voi è cresciuto negli anni ‘80 e ‘90 è consapevole di quanto alcuni titoli cinematografici siano diventati iconici. Se richiamo alla mente di voi lettori pellicole quali Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi e Pagemaster cosa vi passa per la mente? Magari l’esagerata visione fantasmagorica di un mondo in miniatura e incantato, dove l’unico modo per uscire dai guai è credere nel prossimo e affrontare le proprie paure!
Ma non solo!
Per avere una risposta completa, sarò costretto a darvi un assaggio di quel nostalgico sapore di fine secolo scorso, condendolo con un pizzico di novità.
Prima di partire però voglio fare le dovute presentazioni in modo che sia molto chiaro a cosa mi sto riferendo. It takes two è un platform, action-adventure game sviluppato da Hazelight studios nel marzo 2021. Il gioco ha una peculiarità che lo rende estremamente interessante: non può essere giocato da soli ma è richiesto necessariamente il supporto di un amico o di un altro giocatore collegato on line.
Questo aspetto potrebbe essere visto in maniera detrattiva per il titolo, limitandolo in un certo modo. Nulla di più sbagliato, poiché se una partita viene iniziata è quanto mai impossibile staccare le mani dal controller. I giocatori sono catapultati in un mondo di gioco brillante, dove la direzione artistica del titolo si vede e si sente tutta. Il mondo infatti è la cosa più vicina alla rappresentazione mentale e percettiva della fantasia di un bambino!
Vi siete mai tuffati in quei ricordi puerili dove l’universo intorno a voi aveva colori, odori e forme completamente diverse rispetto alla realtà? Ecco, se potessimo definire le ambientazioni di It takes two useremmo proprio questo paragone. L’art direction ha svolto qui un lavoro eccellente.
Castelli, paludi, città incantate sono solo alcune delle ambientazioni in cui vi muoverete per raggiungere il vostro scopo finale: uscire da questo mirabolante mondo nel quale siete imprigionati insieme al vostro partner.
It takes two è tutto questo e non solo. Per rispondere alla domanda di partenza, potremmo dire che i due film sopra citati sono palese ispirazione per questo videogioco. I due protagonisti May e Cody, coppia ormai in rotta e in procinto di divorziare, vengono catapultati in un mondo fantastico e rimpiccioliti a causa di un incantesimo lanciato (inconsapevolmente) dalla loro unica figlia, terribilmente dispiaciuta per costanti litigi tra i due.
La piccola Rose, la figlia appunto, tramite un libro misterioso invoca il dottor Hakim, un dubbio esperto di materia amorosa, che cercherà di esaudire il desiderio della bimba: far smettere di litigare i genitori. Non vi voglio spoilerare altro, sappiate che il richiamo alla “magia dell’amore” sarà onnipresente, più anni novanta di così, proprio non si può!
Ci vogliono davvero due persone? Assolutamente sì!
L’avventura è strutturata affinché ognuno dei due giocatori sia in grado di contribuire in maniera equa agli enigmi ambientali presenti. Che si giochi con la brillante May o con il simpatico Cody, il contributo dovrà essere sempre massimo, pena l’impossibilità di raggiungere la fine del livello.
L’opera brilla in questo frangente, lanciando sì i giocatori in una serrata cooperazione, ma gradualmente e in modo che entrambi possano abituarsi ai ritmi e ai tempi dell’altro. Inizialmente si potranno svolgere solo alcune semplici azioni d’aiuto, che proseguendo lasceranno spazio a meccaniche via via più complesse. Bisogna fare un piccolo appunto, il gioco spinge moltissimo i giocatori a sperimentare e interagire tra di loro e con l’ambiente. Un esempio è la “morte” in gioco che risulta praticamente assente, fatta eccezione per gli scontri epici di fine livello.
Questo di per sé può sembrare banale, ma nasconde una meccanica implicita non scontata. È vero che i giocatori hanno bisogno di cooperare per avere successo, ma è anche vero che, delle volte, poter sfogare della frustrazione sul proprio compagno, senza compromettere l’esito dell’avventura, può essere un toccasana.
Come abbiamo ripetuto fino a qui, il gioco premia la cooperazione e la incentiva in tutte le maniere possibili. Ma Cody e May, così come i giocatori, si dimostrano anche feroci rivali. Durante l’avventura infatti non sarà raro incappare nei diversi minigiochi che vedono la coppia sfidarsi in varie attività: un acchiappa la talpa giocato a colpi di martello (a discapito del povero Cody), oppure tiro al bersaglio o una partita a scacchi sono solo alcune delle sfide che vedranno fronteggiarsi i due protagonisti!
Insomma, poter scaricare la tensione, e magari sfogare un po’ di frustrazione, in maniera giocosa e senza conseguenze, rappresenta la ciliegina sulla torta di questa esperienza videoludica. L’idea stessa che i due personaggi possano giocosamente avvicinarsi anche da rivali è un testamento di maturità psichica non indifferente.
Come nel lavoro, è possibile avere screzi e momenti di difficoltà con i colleghi, così come è possibile metterli da parte, risolverli grazie ad attività che possano rappresentare un terreno di gioco completamente neutro, dove gradi e ruoli vengano accantonati in favore di una distanza molto più umana. It takes two rappresenta proprio questo, un percorso dove due persone distanti ritrovano quella vicinanza che pare fondamentale per un sano rapporto umano.
Lo stesso vale per i giocatori che crescono e diventano ancora più complici con il proseguire della trama, affidandosi sempre di più all’altro e consolidando il loro rapporto.
Quest’esperienza vale moltissimo in termini di formazione, poiché oltre al gameplay accattivante e ben curato, la narrativa stessa tocca i più remoti angoli dell’animo umano, smuovendo dentro ognuno un unico desiderio: quello di ritrovare un amore perduto che sia in grado di salvare il matrimonio di Cody e May.
Inconsapevolmente, però, anche i cuori dei giocatori si avvicinano, così come le loro menti si allineano per essere quanto più reattive possibili alle necessità del proprio partner.Alla fine, come quei vecchi film ci hanno sempre insegnato, l’amore vince su tutto, anche su chi non ama fare teambuilding in azienda.